Roma, Italia – Nell’atmosfera solenne e carica di storia di Palazzo Chigi, ieri si è tenuto un incontro capitale, che segna forse una svolta decisiva per la geopolitica dell’Europa del Sud. La Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha accolto il suo omologo croato, Andrej Plenković, per un vertice bilaterale che ha superato di gran lunga le semplici formalità diplomatiche. Tra sorrisi complici, una padronanza linguistica impressionante e dossier scottanti, i due leader hanno gettato le basi di un’alleanza di ferro, ridefinendo le priorità strategiche del Mar Adriatico.

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Un’Amicizia “Solida e Storica”

Fin dai primi istanti della conferenza stampa, il tono è stato chiaro. Giorgia Meloni, fedele al suo stile diretto e caloroso, ha accolto il suo “amico Andrej” ricordando la frequenza e l’intensità degli scambi recenti tra le due nazioni. Questa visita arriva due anni dopo il viaggio della Meloni a Zagabria e solo pochi mesi dopo quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma ciò che ha veramente catturato l’uditorio è stata la dimostrazione lampante di vicinanza culturale offerta da Andrej Plenković. Sventando le aspettative protocolari, il Primo Ministro croato si è espresso in un italiano impeccabile, senza il minimo appunto, suscitando l’ammirazione visibile della sua ospite e dei giornalisti presenti. “Lui non lo darà a vedere, ma parla perfettamente italiano”, aveva preannunciato la Meloni con un mezzo sorriso. Questa disinvoltura non è aneddotica; incarna la profondità dei legami che uniscono Roma e Zagabria, un ponte culturale vivo che facilita enormemente le negoziazioni più ardue.

Il Blocco della Rotta Balcanica

Al centro delle discussioni, un argomento scottante ha dominato: la gestione dei flussi migratori. Italia e Croazia, entrambe in prima linea di fronte alla pressione migratoria, hanno mostrato un’unità senza crepe. La Meloni ha lodato l’impegno della Croazia nell’aderire al gruppo di lavoro sulle “soluzioni innovative” in materia di immigrazione, un’iniziativa cara a Roma per ripensare le politiche europee d’asilo.

Incontro Meloni - Plenković, le dichiarazioni alla stampa (audio originale)

Plenković ha rincarato la dose dettagliando la cooperazione concreta sul campo: pattugliamenti misti italo-sloveno-croati operano ormai al confine con la Bosnia-Erzegovina. L’obiettivo è chiaro: blindare la rotta dei Balcani occidentali, divenuta una via di passaggio maggiore per i migranti irregolari provenienti dal Mediterraneo orientale. “Siamo grati alla polizia italiana”, ha dichiarato Plenković, sottolineando una convergenza totale di vedute. Questa alleanza securitaria mira a proteggere le frontiere esterne dello spazio Schengen, una missione che i due leader considerano vitale per la sopravvivenza del progetto europeo.

Un Peso Massimo Economico ed Energetico

Se la sicurezza è lo scudo, l’economia è il motore di questa relazione. Le cifre fanno girare la testa: l’interscambio commerciale tra i due paesi raggiunge ormai tra gli 8 e i 9 miliardi di euro all’anno. L’Italia si afferma come il primo o secondo partner commerciale della Croazia, una posizione dominante che la Meloni intende ben consolidare.

La visione condivisa dai due leader è ambiziosa: trasformare l’Alto Adriatico in un hub logistico ed energetico di primo piano per l’Europa. Si è parlato di corridoi di trasporto transeuropei e, soprattutto, di sicurezza energetica. Con il suo terminal GNL (Gas Naturale Liquefatto) e le sue infrastrutture petrolifere, la Croazia si posiziona come una porta d’ingresso strategica per l’approvvigionamento energetico dell’Europa centrale, permettendo di ridurre la dipendenza dagli idrocarburi russi. L’Italia, con il suo know-how industriale, è pronta a giocare un ruolo chiave in questa diversificazione.

La Difesa: Verso una Modernizzazione all’Occidentale

Uno dei punti più strategici sollevati durante questo incontro riguarda la difesa. In un contesto geopolitico mondiale instabile, la Croazia ha avviato un vasto processo di modernizzazione delle sue forze armate, cercando di sostituire definitivamente il suo vecchio arsenale di tecnologia orientale (sovietica) con equipaggiamenti occidentali moderni.

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Giorgia Meloni ha rivelato la firma di un memorandum tra l’Agenzia Industrie Difesa italiana e la sua omologa croata. Questo documento non è un semplice pezzo di carta; apre la strada a una cooperazione strutturale, che va dall’acquisto di armamenti alla collaborazione industriale. Roma vede qui un’opportunità d’oro per la sua industria della difesa, mentre Zagabria cerca di ancorarsi maggiormente agli standard della NATO. Forum d’affari tematici sulla difesa sono già previsti per concretizzare queste ambizioni.

La “Riunificazione” dell’Europa

Sul piano politico, la Meloni ha perorato con fervore quella che lei definisce la “riunificazione dell’Europa”, preferendo questo termine a quello di allargamento. Per lei, l’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione Europea è una necessità storica e di sicurezza. “L’Europa non sarà veramente unita finché questi popoli non faranno parte della famiglia”, ha martellato. La Croazia, fervente avvocato dei suoi vicini balcanici (Bosnia-Erzegovina in testa), ha trovato nell’Italia un alleato di peso per accelerare questo processo spesso giudicato troppo lento dai paesi candidati.

Rotta verso il 2026: Un Vertice Storico

Per coronare questa dinamica, i due Primi Ministri hanno annunciato una tabella di marcia chiara. I prossimi sei mesi saranno dedicati alla preparazione di un vertice intergovernativo (G2G) previsto per il 2026. Questo vertice dovrà definire le priorità strategiche per gli anni a venire, coincidendo simbolicamente con il 30° anniversario del trattato italo-croato sui diritti delle minoranze.

Questo trattato, firmato nel 1996, resta la pietra angolare delle relazioni umane tra i due paesi, proteggendo la minoranza italiana in Istria e Dalmazia, e la minoranza croata in Italia. La presenza di Furio Radin, rappresentante storico della comunità italiana al parlamento croato, all’interno della delegazione di Plenković, è servita da promemoria vivente che la politica è prima di tutto una questione di persone.

In conclusione, l’incontro di Roma non era una semplice visita di cortesia. Era la dimostrazione di forza di un asse Roma-Zagabria in piena ascesa. Uniti dalla storia, dall’economia e da una visione comune delle sfide di sicurezza, Giorgia Meloni e Andrej Plenković stanno costruendo una fortezza adriatica. In un’Europa alla ricerca di punti di riferimento, questo duo pragmatico e determinato potrebbe ben diventare uno dei motori più influenti del continente. I mesi a venire ci diranno se questa “alleanza dell’Adriatico” manterrà tutte le sue promesse, ma una cosa è certa: la corrente passa, e passa forte.