*ULTIM’ORA* Giorgia Meloni interviene alla Conferenza Nazionale Dipendenze. Non perdetela!

Sedici anni. Tanto è trascorso dall’ultima volta che l’Italia si era fermata per affrontare, in una cornice così ampia, partecipata e solenne, una delle sue ferite più profonde e silenziose: quella delle dipendenze. L’apertura della settima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze non è stata, per questo, un semplice adempimento di legge. È stata un evento dal peso simbolico e politico enorme, un segnale che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto rivendicare con orgoglio e caricare di significato.
“Sono fiera che [questa conferenza] torni in una composizione così ampia e partecipata con il governo che ho l’onore di presiedere”, ha esordito il Premier, segnando immediatamente la distanza da un passato di disattenzione. Il suo intervento non è stato un discorso di circostanza, ma un manifesto programmatico, un’analisi cruda delle nuove schiavitù che affliggono la società e una dichiarazione di guerra totale a chi le alimenta.
La presenza stessa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e le parole di incoraggiamento di Papa Leone X hanno fatto da cornice a un impegno che Meloni ha definito “corale”, un patto tra tutte le istituzioni per “liberare chi è caduto nel gioco della dipendenza”.
Ma il cuore del discorso del Presidente del Consiglio è andato ben oltre la pur cruciale lotta al narcotraffico. Ha tracciato i confini di un campo di battaglia nuovo, più vasto e insidioso, che si è palesato con la violenza di un “cambiamento d’epoca”. Un’epoca che ci pone di fronte a sfide che, ha ammesso, “erano inimmaginabili per le generazioni che ci hanno preceduto”.
Con l’onestà di un genitore, prima ancora che con la responsabilità di un Capo di Governo, Meloni ha parlato della difficoltà di relazionarsi con “la prima generazione nata e cresciuta in un mondo completamente digitale”. Uno scenario che, se da un lato offre strumenti eccezionali, dall’altro porta con sé rischi “difficili persino da immaginare”.
È qui che il discorso ha toccato le corde più sensibili della società contemporanea. Il Premier ha parlato di “sofferenze profonde” che si manifestano in forme nuove e devastanti: l’aumento esponenziale delle “tecnodipendenze”, la crescita allarmante dei “disturbi alimentari e d’ansia”, la “diffusione endemica delle sostanze tra i minori” e la piaga del “cyberbullismo”. Fenomeni che la solitudine imposta dalla pandemia ha solo acuito, creando una sovrapposizione letale tra “vecchie e nuove dipendenze”.

Di fronte a questa realtà, complessa e “potenzialmente drammatica”, Meloni ha invocato una virtù rara in politica: l’umiltà. “L’umiltà di ammettere che noi non abbiamo tutte le risposte”, ha detto, e la conseguente necessità di “chiedere aiuto” a chi quella realtà la vive ogni giorno: gli operatori, le comunità, il terzo settore, i volontari.
Ma l’umiltà della diagnosi non ha significato debolezza nella terapia. Il Presidente del Consiglio è passato immediatamente al “più tangibile dei temi”: le risorse. E qui la notizia è stata dirompente. “Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro. Una cifra mai stata disponibile in passato”.
Non si tratta solo di stanziare fondi, ma di indirizzarli con precisione chirurgica. Meloni ha elencato le priorità: 15 milioni di euro per sciogliere il nodo della “mobilità”, garantendo a chi, ad esempio, risiede a Roma di potersi curare in una comunità in Veneto. Trenta milioni di euro per l’assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale nei servizi pubblici per le dipendenze, un “intervento strutturale” per garantire forze fresche. E poi, il fondo contro le ludopatie e quelli per la prevenzione, con la garanzia che le risorse siano vincolate “per evitare distrazioni improprie”.
Una novità significativa è anche l’apertura dell’8×1000 a gestione statale agli interventi di recupero, una scelta che non solo offre ai cittadini uno strumento in più per “fare la loro parte”, ma che segnala come lo Stato consideri questa una “sfida prioritaria”.
Oltre ai soldi, il governo rivendica un “nuovo metodo di lavoro”, fondato sul confronto e sul “gioco di squadra”, coordinato dal Sottosegretario Alfredo Mantovano. Un metodo che, nelle parole del Premier, non annulla le diversità ma le valorizza in nome dell’unico obiettivo che conta: “Salvare le persone dalle dipendenze”.
L’impegno, ha sottolineato Meloni, non si ferma ai confini nazionali. L’Italia si presenta a questa conferenza portando in dote un rinnovato protagonismo internazionale. Dal piano nazionale di prevenzione contro il Fentanil e gli oppioidi sintetici, che ci pone tra i primi al mondo e che ci ha permesso di evitare l’epidemia che sta uccidendo decine di migliaia di persone negli Stati Uniti, alla leadership nella coalizione globale contro le droghe sintetiche.
Il Premier ha voluto citare un’intuizione che appartiene alla memoria più nobile del nostro Paese: quella di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È sul loro “follow the money”, sul seguire i flussi finanziari, che si fonda la nuova coalizione europea contro le droghe promossa con la Francia. Un metodo investigativo che rimane “lo strumento più efficace per contrastare il narcotraffico e il crimine organizzato”.

L’intervento si è chiuso con un registro più alto, quasi filosofico. Citando il poeta Davide Rondoni, Meloni ha parlato di sfide che “toccano l’anima stessa di una nazione”, che ne definiscono i valori e il futuro. Sfide che, per essere affrontate, esigono “un cuore ferito, visione, urgenza”.
Questa conferenza, ha concluso il Presidente del Consiglio, non è un rito burocratico. È l’occasione per dimostrare che “la droga e le dipendenze non avranno l’ultima parola”. È un impegno solenne a non lasciare solo nessuno: “Nessun ragazzo, nessun genitore, nessun operatore”.
È la riaffermazione che esistono battaglie che “definiscono ciò che siamo” e che, per quanto dure, vale la pena combattere. “Oggi noi confermiamo questo impegno solenne”, ha chiosato Giorgia Meloni, “e lo manterremo”.
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