LITE FURIBONDA TRA FELTRI E SCHLEIN IN DIRETTA: VOLANO ACCUSE PESANTISSIME!  - YouTube

Quello che è andato in onda ieri sera negli studi di “Dritto e rovescio” su Rete 4 non è stato un semplice dibattito politico. È stato un evento. Un momento di televisione destinato a entrare negli annali, un’esecuzione mediatica così precisa e devastante che sta già facendo il giro del web. Protagonisti: una Elly Schlein nel suo solito ruolo di critica del governo, e un Vittorio Feltri in stato di grazia, che l’ha letteralmente demolita con una precisione chirurgica.

La scena, già di per sé iconica, è stata resa quasi surreale dalle reazioni del conduttore, Paolo Del Debbio, che, incapace di contenersi, è scoppiato a ridere a crepapelle, e da un pubblico in studio esploso in applausi fragorosi. È stato uno spettacolo che, per molti, ha segnato un punto di non ritorno nel confronto tra la nuova segretaria del PD e la realtà del dibattito pubblico.

Tutto ha inizio nel modo più classico. Elly Schlein, con il suo consueto stile polemico, aveva appena terminato un attacco a tutto campo contro il governo Meloni. Immigrazione, giustizia, politiche economiche: la segretaria del PD ha snocciolato i suoi slogan ben collaudati, parlando con determinazione e con quella che molti percepiscono come un’incrollabile certezza morale.

Del Debbio, da conduttore navigato, l’ha lasciata parlare senza interromperla, forse, col senno di poi, presagendo ciò che stava per accadere. Poi, con un sorriso che si poteva definire malizioso, ha chiamato in causa Vittorio Feltri.

E qui, la trasmissione ha cambiato registro. L’atmosfera si è gelata. Feltri, con la sua imperturbabile calma, ha preso la parola. Nessun urlo, nessun tono concitato. È stata proprio la sua tranquillità disarmante a rendere l’attacco ancora più letale. Ha iniziato a smontare, punto per punto, la narrativa della segretaria. Il tono era tagliente, ma affilato dalla logica e dai fatti concreti.

La prima stoccata è arrivata sulla gestione dell’immigrazione. Alle critiche di Schlein, Feltri ha risposto definendo “da irresponsabili” il parlare di emergenza umanitaria “senza mettere in conto i limiti strutturali di accoglienza dello Stato italiano”. Una frase che ha immediatamente zittito la controparte e fatto capire al pubblico che non sarebbe stata una serata normale.

Ma il vero affondo, quello che ha iniziato a far serpeggiare il mormorio e l’approvazione tra il pubblico, è arrivato sul tema della disconnessione tra la sinistra e il popolo. “Schlein parla di poveri, di emergenza salariale, di diritti dei lavoratori”, ha esordito Feltri con un’ironia tagliente. “Ma in Parlamento non ha mai sostenuto una sola proposta credibile che aiutasse davvero chi lavora. Le sue sono solo chiacchiere da salotto radical chic, parole vuote pronunciate da chi non ha mai vissuto un giorno della vita reale”.

Il colpo è stato durissimo. Feltri ha toccato un nervo scoperto, quello che molti italiani rinfacciano da anni a una certa parte politica. E non si è fermato. Ha iniziato a ricordare il passato, quel passato che il PD di Schlein vorrebbe dimenticare. “Vogliamo parlare di dati concreti? Vogliamo parlare del Jobs Act? Delle politiche di austerità? Della gestione dell’immigrazione durante gli anni di Renzi e Gentiloni? O preferiamo continuare a sentire slogan vuoti?”.

A questo punto, le telecamere hanno impietosamente inquadrato Paolo Del Debbio, che non è riuscito a trattenere una prima, evidente risatina. La demolizione era appena iniziata.

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Il momento più devastante è arrivato quando Feltri ha affrontato il linguaggio della sinistra. “Il problema di Schlein e del suo partito”, ha continuato, “non è solo quello di non avere proposte concrete. Il problema è che hanno perso completamente il contatto con la realtà del paese. Parlano un linguaggio che non capisce più nessuno, utilizzano categorie ideologiche del secolo scorso”.

Poi, l’affondo sull’immigrazione. “Schlein continua a parlare di accoglienza e solidarietà, ma non dice mai una parola sui costi reali, sui problemi di integrazione, sulle difficoltà dei comuni”. E qui, la frase che ha scatenato la prima, fragorosa ovazione dello studio: “È facile fare la morale quando non sei tu a pagare il conto”.

Il pubblico è esploso in applausi scroscianti. Elly Schlein, visibilmente in difficoltà, ha tentato una debole replica, parlando di “valori europei” e “solidarietà internazionale”. Le sue parole, di fronte alla concretezza di Feltri, sono suonate vuote. “Ecco il problema”, ha ribattuto immediatamente il direttore. “Quando non avete argomenti concreti, tirate fuori i valori europei. Ma i cittadini italiani non mangiano i valori europei, non pagano le bollette con la solidarietà internazionale!”.

La demolizione è proseguita sull’economia. “Schlein parla di tassare i ricchi”, ha incalzato Feltri, “ma quando il PD era al governo, cosa ha fatto? Ha aumentato le tasse per tutti, ha ridotto i servizi pubblici, ha tagliato la sanità. Ma per favore, un po’ di serietà”.

Infine, con una calma glaciale che ha preceduto la tempesta perfetta, Feltri ha sferrato l’attacco finale, quello che ha ammutolito lo studio prima di farlo esplodere. “Il vero problema di Schlein e della sinistra italiana non è che non capiscono i problemi del paese. Li capiscono benissimo. Ma fanno finta di non capirli, perché la loro agenda politica è completamente diversa. Non vogliono risolvere i problemi degli italiani, vogliono mantenere un sistema che li avvantaggia elettoralmente”.

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Silenzio di tomba. Seguito da un’esplosione di applausi durata diversi minuti. A questo punto, Paolo Del Debbio ha perso ogni contegno e ha iniziato a ridere a crepapelle, contagiando l’intero studio.

Ma Feltri non aveva finito. Ha accusato la sinistra di “cinismo politico mascherato da buonismo”, suggerendo che la difesa dell’immigrazione clandestina serva perché “ogni immigrato diventa un potenziale elettore del PD”. Ha paragonato la Schlein a un “piromane che si presentasse come vigile del fuoco”, ricordando che il PD ha aumentato le tasse e tagliato le pensioni per poi parlare di lotta alla povertà.

Di fronte al tentativo disperato di Schlein di parlare di “rinnovamento”, Feltri l’ha finita con un’altra metafora micidiale: “Ma se è circondata dagli stessi dirigenti di 20 anni fa! È come cambiare l’etichetta a una bottiglia di vino andato a male e pretendere che diventi un grande vintage”.

Infine, la frase che è già un meme, il colpo di grazia che ha sigillato la serata: “Schlein è come un medico che ha avvelenato il paziente e ora si offre di curarlo. Il problema è che il paziente, cioè l’Italia, ha ancora memoria e non si fida più”.

Quello di ieri non è stato un dibattito, è stata una lezione. Una lezione su come la retorica progressista, quando messa di fronte alla concretezza dei fatti e al ricordo delle azioni passate, possa evaporare in pochi minuti. Feltri ha dato voce a milioni di italiani stanchi delle solite chiacchiere, dimostrando che la verità, detta senza filtri, può ancora avere un impatto devastante.