L’Esecuzione in Diretta: Cerno Annienta Boccia. “Sei l’Architetto del Fallimento”. Il PD Implode, trema Elly Schlein.

Cerno inchioda Schlein: Ranucci giornalista libero, orribile affibbiargli  la tessera del Pd – Il Tempo

Ci sono serate televisive che nascono per informare e finiscono per fare la storia. Non la storia nobile, quella dei grandi discorsi, ma quella brutale e viscerale delle rese dei conti. Quello andato in onda ieri sera non è stato un talk show politico. È stato un’arena. È stato il funerale in diretta dell’ipocrisia di partito, e l’officiante, con lo sguardo tagliente e le parole come lame, è stato Tommaso Cerno. La vittima sacrificale, colta di sorpresa e finita al tappeto sotto gli occhi di milioni di spettatori, è stata Francesco Boccia, uno degli uomini più potenti del Partito Democratico.

L’aria nello studio era già carica. Si doveva parlare di PNRR, di fondi europei, la solita, soporifera litania di numeri e responsabilità. Ma a Cerno, evidently, dei numeri importava poco. Gli importava del mandante politico di quei numeri. La miccia, come rivela la cronaca di “Chiacchiere di Palazzo”, è stata accesa da una sua frase, diretta, inaspettata, brutale: “Boccia, il tuo modo di fare politica è la vera rovina del Partito Democratico”.

Gelo. Il conduttore ha perso per un attimo il controllo, gli altri ospiti si sono raggelati. Non era un’opinione, era una dichiarazione di guerra. Lo sguardo di Francesco Boccia si è fatto di ghiaccio. L’uomo, noto per il suo controllo, ha capito subito che quella non era una schermaglia. Ha provato a rispondere da politico navigato, contrattaccando sull’avversario: “Tommaso, se c’è una rovina nel centrosinistra è chi sfrutta lo spazio mediatico solo per farsi campagna personale. Tu in primis”.

Ma era troppo tardi. L’argine era rotto. Cerno non era lì per dibattere, era lì per demolire. Ha rincarato la dose, accusando Boccia di essere il simbolo di “una sinistra che predica bene ma razzola malissimo”. A quel punto, anche Boccia ha abbandonato il fioretto per la clava, rinfacciando a Cerno il suo passato, il suo trasformismo: “Parli tu che sei passato da un partito all’altro come si cambia cravatta? Fai politica col fiato corto e lo sguardo al prossimo incarico”.

In pochi minuti, il PNRR era un lontano ricordo. Sul ring c’erano due uomini che si odiavano politicamente e, forse, anche personalmente. Era un “corpo a corpo verbale”, uno scontro senza esclusione di colpi che ha fatto impennare gli ascolti e ha mandato in tilt i social media. Quello che il pubblico a casa stava vedendo non era solo una lite, ma il sintomo più evidente di una “frattura profonda”, l’annuncio che qualcosa dentro il PD sta per esplodere.

La cosa più assordante, in quel caos di accuse, era il silenzio. Il silenzio degli altri ospiti, giornalisti e analisti, che non osavano intervenire. Non era imbarazzo, era terrore. Era la tacita ammissione che Cerno, pur nei modi brutali, stava toccando un nervo scoperto. Come ha sottolineato la stessa fonte, nessuno ha tentato di mediare, “segno forse che quello scontro rappresenta un conflitto latente e diffuso in tutto il partito”.

La rissa ha messo a nudo le due anime, o forse i due demoni, che convivono nel PD. Da un lato Cerno, il “solista”, il “movimentista e polemico”, l’elettrone impazzito che denuncia le ipocrisie interne. Dall’altro Boccia, l’uomo “istituzionale e pragmatico”, il difensore della “linea ufficiale”, l’uomo d’apparato.

Lettera con minacce recapitata a Francesco Boccia. Svastica e scritte  contro Schlein

Ma il peggio doveva ancora venire. Il momento che ha trasformato una lite violenta in un’esecuzione pubblica. Tommaso Cerno, visibilmente esasperato, ha guardato Boccia e ha pronunciato la frase che rimarrà impressa nella memoria di questa stagione politica: “Basta ipocrisie, Boccia. Sei l’architetto del fallimento della sinistra di governo”.

“L’architetto del fallimento”. Non un avversario, non un collega con idee diverse. Il responsabile, il costruttore della sconfitta. È l’accusa più infamante che si possa muovere all’interno di un partito. A quel punto, Boccia ha perso la calma. Il suo volto, come riportano le cronache, è arrossato dalla rabbia. Ha perso il controllo istituzionale e ha reagito di pancia: “Questa è diffamazione indiretta! E sai perché lo fai? Perché non hai né un partito né un’idea, solo ambizione e rancore!”.

Era la reazione che Cerno stava aspettando. La prova che il colpo era andato a segno. E infatti, Cerno ha chiuso la partita con una mossa da maestro del terrore psicologico: “No, Francesco, è la verità. E sai cosa fa più male? Che lo pensano in tanti dentro il partito, ma nessuno ha il coraggio di dirtelo in faccia”.

Scacco matto. In una frase, Cerno ha trasformato il suo attacco personale in un sentimento collettivo, non detto. Ha trasformato Boccia in un re nudo e il resto del partito in un covo di cortigiani codardi. Ha validato la sua aggressione come un atto di coraggio, la verità che nessuno osava pronunciare.

La puntata si è chiusa nel caos. Volti tirati, applausi incerti. Nessuna stretta di mano, nessuna scusa. Ma quello che è successo dopo, e quello che succederà ora, è molto più importante. Francesco Boccia non è un deputato qualunque. È il capogruppo al Senato, l’uomo forte della corrente, il braccio armato e il consigliere più ascoltato della segretaria Elly Schlein.

Attaccare Boccia in quel modo, chiamarlo “architetto del fallimento”, è un attacco diretto, frontale, alla leadership di Elly Schlein. È un modo per dire che il “fallimento” è il suo, che l’architetto ha costruito su fondamenta deboli, quelle della segretaria. Il titolo del video-fonte è profetico: “Boccia Spazzato Via da Cerno – Schlein Potrebbe Essere la Prossima Vittima”.

Questo scontro non è stato un incidente. È stato il primo atto di un “terremoto politico”. Le reazioni post-trasmissione, tra chi prende le distanze e chi, in forma anonima, parla di “crisi di leadership”, lo confermano. Cerno ha gettato il sasso, o forse la bomba, nello stagno. Ora l’onda d’urto sta viaggiando veloce verso il Nazareno, verso l’ufficio della segretaria.

Quella che abbiamo visto è l’implosione in diretta di un partito, una resa dei conti pubblica che lascerà cicatrici profonde. Boccia è stato umiliato, ma il vero bersaglio era ed è Elly Schlein. La guerra per la leadership, finora sopita sotto la cenere, è appena stata dichiarata. E, come in ogni guerra, la prima vittima è la verità. La seconda, in questo caso, è stata la decenza.