Elly Schlein risponde a Meloni e chiude la campagna elettorale per le  Europee: "Il Governo attacca le libertà"

L’aria nello studio era tesa, quasi irrespirabile. Non era l’atmosfera di un dibattito, ma quella di un’esecuzione. Le luci, fredde e implacabili, illuminavano una scena che sarebbe entrata nella storia della televisione più brutale: da un lato, Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, carica della sua indignazione progressista; dall’altro, Paolo Del Debbio, un conduttore che covava sotto la cenere una stanchezza e un’insofferenza ormai pronte a esplodere. Quello che è seguito non è stato uno scontro, è stato un annientamento.

La miccia è stata accesa da Elly Schlein. Con l’aria del tribuno che si prepara a sferrare l’attacco decisivo, ha iniziato la sua arringa. La sua voce, inizialmente pacata, si è caricata di un’indignazione crescente, di un livore palpabile. “Osservo con crescente preoccupazione, per non dire sgomento, la deriva di questo paese,” ha esordito. Poi, la prima stoccata: “La situazione è drammatica. L’Italia sta andando a rotoli e la presidente del Consiglio sembra vivere in una bolla”.

Ma è stata la frase successiva a far calare un primo gelo. Con uno sguardo duro, dritto in camera, ha sentenziato: “La Meloni tira a campare per non tirare le cuoia, e il suo governo è, a mio modesto parere, letteralmente il nulla”.

“Il nulla”. Un insulto politico tombale. Del Debbio ha stretto le labbra. Il suo sdegno montava, ma ha lasciato che la segretaria continuasse a scavarsi la fossa. E lei lo ha fatto. Ha continuato, con un tono sempre più acuto, parlando di un governo “bravissimo a nascondere i propri fallimenti”, di una “finanziaria con i fichi secchi”, di una “palese incapacità di governare”. Ha accusato i media di essere “allineati”, di propaganda, di dire “balle”, “bugie colossali” per nascondere che “stiamo andando a sbattere”.

Del Debbio, braccia incrociate, era ormai una maschera di sdegno. Schlein, sentendosi in controllo, ha continuato: “La Meloni non tollera il dissenso, chiude nel suo palazzo, convinta che basti fare proclami”. Poi, la chiusura sprezzante: “Ma le piazze non mentono, e la gente prima o poi si stancherà di essere presa in giro da un governo che è il nulla assoluto”.

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Applausi da una parte del pubblico. Ma la calma di Del Debbio era finita. La diga aveva ceduto.

Il conduttore ha ripreso la parola, e la sua voce non era più quella di un moderatore, ma di un accusatore. “Segretaria,” ha esordito, “lei ha usato un linguaggio che va oltre la critica politica. Ha parlato di ‘nulla’ e lo ha fatto con un livore, un rancore che è percepibile a tutti”. L’ha accusata di usare “bajanate” e di mancare lei stessa di “spessore e cultura”.

Schlein, visibilmente irritata, ha provato a contrattaccare, accusando Del Debbio di non essere imparziale. “Ma lei è schierato, conduttore! Lei fa il gioco di questo governo! È un militante politico!”.

È stato l’errore fatale. L’accusa personale ha liberato Del Debbio da ogni freno. I suoi occhi si sono fatti d’acciaio. “Io non sono schierato, segretaria,” ha tuonato. “Io sono schierato con i fatti e con la decenza. E la decenza è una cosa che lei e la sua parte politica sembrate aver dimenticato”.

Poi, la prima, terribile accusa. Del Debbio ha cambiato tono, la sua voce si è fatta grave, carica di rabbia furiosa. “C’è un limite, segretaria, oltre il quale il gioco politico si trasforma in qualcosa di ben più grave. E lei quel confine lo ha calpestato con una bassezza inaudita”. Ha parlato delle indagini sul caso Ranucci, indirizzate verso la criminalità internazionale. “E lei cosa fa? Lei si precipita in televisione a insinuare che il governo italiano è il mandante. È una cosa ignobile, segretaria. Ignobile e irresponsabile”.

Schlein, colpita in pieno, ha provato a reagire, ma Del Debbio era ormai un fiume in piena. Stava arrivando l’onda che l’avrebbe travolta.

“E a proposito di realtà, segretaria,” ha continuato, la voce che si alzava carica di uno sdegno autentico, “Lei ha avuto il coraggio di dire, parlando di Gaza, che le piazze erano soprattutto per protestare contro Giorgia Meloni!”. Si è fermato un istante, il volto contratto dal disgusto.

“Ha detto una cosa giusta, segretaria. Le manifestazioni erano contro la Meloni. E sa cosa le dico? Complimenti a voi di sinistra! Avete strumentalizzato una guerra! Una tragedia immane! Il sangue innocente di bambini! Per andare contro la Premier! Per una meschina lotta politica interna!”.

L’accusa era agghiacciante. Il pubblico, ammutolito. Schlein, che fino a un attimo prima urlava, è diventata una statua di ghiaccio.

“Questi siete voi! Questi sono i vostri valori!” ha ruggito Del Debbio. “Ma a me non piace fare politica così! Non mi piace giocare sulla pelle delle persone, sul dolore, sulla tragedia! Questa non è politica, segretaria! QUESTA È INDECENZA! QUESTA È VERGOGNA! QUESTO È SCIACALLAGGIO!”.

Il volto di Elly Schlein si è spento. È diventato di un bianco cera. La sua bocca, leggermente aperta, incapace di emettere un suono. Gli occhi sgranati, fissi nel vuoto, non pieni di rabbia, ma di puro orrore. Era stata colpita non solo politicamente, ma moralmente. Era stata smascherata, umiliata, annientata.

Del Debbio, in piedi, dominava la scena come un giudice che ha pronunciato la sentenza. “Lei è venuta qui a parlare di ‘governo nulla’,” ha continuato, con una calma glaciale, “ma la sua è una politica fatta di chiacchiere, di slogan, il nulla mescolato col niente. E quando non ha argomenti, ricorre alla bassezza più ignobile!”.

Ha fatto un passo avanti. “Lei si è autosvelata, signora segretaria. Ha mostrato a tutti la sua vera natura. Una leader senza scrupoli, senza dignità, capace di gettare fango anche sulla morte per una visibilità da quattro soldi. E non è solo irresponsabile. È pericolosa. Pericolosa per la democrazia, per il paese che lei sta avvelenando con le sue bugie e le sue illazioni criminali”.

L’ha guardata, e nel suo sguardo non c’era più rabbia, solo disprezzo. “In questo studio non c’è posto per chi strumentalizza la tragedia. Non c’è posto per chi usa la volgarità e la bassezza per fare politica. E io, qui, nel mio studio, non lo tollero”.

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Ha puntato il dito verso la porta. La sua voce ha raggiunto un volume assordante, una sentenza inappellabile. “Signora segretaria Schlein! Lei ha superato ogni limite! Ogni singolo fottutissimo limite della decenza e della civiltà! Quindi adesso, per favore, si alzi e lasci immediatamente questo studio! SUBITO! Non ho più nulla da discutere con lei! Vada a fare le sue pagliacciate e le sue accuse infondate altrove! Qui la decenza ancora conta!”.

Elly Schlein era distrutta. Tremava visibilmente, le spalle afflosciate. In quel momento, il pubblico, che era rimasto senza fiato, è esploso in un’ovazione assordante e liberatoria per Paolo Del Debbio. Un applauso fragoroso, grida di approvazione.

In preda a una vergogna insopportabile, la segretaria del PD si è alzata di scatto. Non c’era dignità nel suo movimento, solo la disperazione di chi cerca di fuggire da un incubo. A testa bassa, con passi rapidi e incerti, è fuggita verso le quinte, un’ombra inghiottita dal buio, mentre l’eco della sua disfatta totale rimbombava nello studio.

Del Debbio, con la fierezza di chi ha ristabilito l’ordine, si è rivolto un’ultima volta alla telecamera, pronunciando la lezione finale: “La politica è una cosa seria. Chi non lo capisce, chi scambia un’arena per un cortile, non ha posto qui”. La partita era finita. Ed era stata una lezione indimenticabile.