La Grande Piramide di Giza è uno dei monumenti più iconici al mondo, ma anche uno dei più misteriosi. Da secoli, storici, archeologi e filosofi si sono chiesti chi l’abbia costruita e quale fosse lo scopo di una simile opera colossale. La risposta ufficiale, secondo la maggior parte degli storici, è che la piramide sia stata costruita dal faraone Keope, secondo sovrano della IV dinastia egizia. Tuttavia, una scoperta avvenuta nel 1837 ha alimentato il dibattito, sollevando dubbi che mettono in discussione questa versione della storia.

La scoperta di Howard Weise: un “errore” che ha cambiato tutto

Nel 1837, l’ufficiale britannico Howard Weise, durante una delle sue esplorazioni nella piramide, dichiarò di aver trovato iscrizioni sconosciute in alcune camere precedentemente inesplorate. Tra queste iscrizioni, il nome “Kufu” – la versione egizia di Keope – fu interpretato come una prova definitiva che la piramide fosse stata costruita dal faraone Keope. Questa scoperta venne celebrata come una pietra miliare nell’archeologia e, da allora, la piramide di Giza è stata associata a Keope in tutti i manuali e documentari.

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Le anomalie nella scoperta

Tuttavia, non tutti sono convinti che questa scoperta sia stata davvero così semplice e chiara. Fin da subito, le iscrizioni di Weise hanno suscitato delle anomalie che non sono state mai realmente esplorate. Prima di tutto, i geroglifici scoperti da Weise sembrano essere stati tracciati a mano, con il pigmento che appare sovrapposto alle giunzioni dei blocchi di pietra. Questo suggerisce che le iscrizioni potrebbero essere state dipinte successivamente, quando i blocchi erano già stati messi in posizione, e non prima, come sarebbe stato logico se fossero stati creati nel cantiere.

Inoltre, le iscrizioni stesse contengono errori evidenti nella calligrafia, tra cui un posizionamento errato di un simbolo sacro all’interno del nome Kufu. Questo errore non è casuale, soprattutto considerando che i geroglifici utilizzati nelle tombe reali egizie erano scritti con estrema precisione. Un linguista tedesco dell’800, Richard Lepsius, aveva già sollevato dubbi sulla correttezza della scrittura. Ma c’è di più: lo stesso errore appare in un manuale pubblicato nel 1830, proprio l’anno prima della scoperta di Weise, scritto da John Gardner Wilkinson, un esperto di egittologia che Weise conosceva bene e che potrebbe aver avuto accesso al suo lavoro.

La verità nascosta?

L’analisi di questi dettagli porta alla conclusione che la scoperta di Weise potrebbe non essere stata così casuale come sembrava. Il cartiglio che porta il nome di Kufu potrebbe essere stato falsificato da Weise stesso, un tentativo di “creare” la prova che tanto desiderava. Nei suoi diari, Weise si esprimeva chiaramente sul suo bisogno di una grande scoperta per ottenere fama e riconoscimento. Questo contesto personale, unito alla mancanza di testimoni indipendenti, solleva il sospetto che Weise abbia potuto manipolare gli eventi a suo favore.

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Inoltre, c’è una questione più ampia che riguarda la burocrazia che regolava i cantieri egizi. Nei numerosi siti archeologici, le iscrizioni trovate dai ricercatori seguivano una formula ben precisa che includeva il nome della squadra di lavoro e la divisione specifica a cui appartenevano. Stranamente, le iscrizioni di Keope e Micerino (un altro faraone associato alla costruzione di una piramide a Giza) sono l’unico esempio in cui mancano queste informazioni cruciali, rendendo le iscrizioni incomplete e anomale rispetto agli altri siti.

L’inganno che ha alterato la storia?

Se la scoperta di Weise fosse davvero stata una manipolazione, potrebbe aver alterato per sempre la comprensione storica dell’antico Egitto. La piramide di Giza, uno dei monumenti più affascinanti e misteriosi al mondo, è stata così legata al nome di Keope che oggi sembra impensabile mettere in discussione questa attribuzione. Tuttavia, come abbiamo visto, la verità dietro la costruzione della piramide potrebbe essere ben diversa. Se le iscrizioni scoperte da Weise sono state create in modo artificioso, allora tutta la cronologia ufficiale egizia potrebbe essere stata costruita su una base instabile, alterando la percezione di intere dinastie e dei loro monumenti.

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Conclusioni: il mistero continua

Oggi, il cartiglio con il nome di Kufu continua ad essere considerato la prova definitiva della costruzione della piramide da parte di Keope. Ma le anomalie e le incongruenze legate alla scoperta di Weise non possono essere ignorate. Le scoperte successive, che avrebbero dovuto convalidare questa verità, sembrano invece sollevare più domande che risposte. Forse, la verità sulla piramide di Giza e sul suo costruttore è più complessa di quanto ci sia stato detto per secoli.

Quello che sembra chiaro è che, mentre la scienza accettata considera la questione chiusa, il mistero della Grande Piramide di Giza potrebbe essere ancora lontano dall’essere risolto. Forse il grande inganno non riguarda solo una singola iscrizione, ma un’intera narrativa che potrebbe crollare sotto il peso delle nuove scoperte. La vera storia della piramide e di chi l’ha costruita potrebbe essere più sfuggente di quanto pensiamo.